Google non cerca solo parole chiave. Cerca persone credibili
Fare SEO oggi significa scrivere contenuti di valore. Questo è ancora più vero oggi, con l’uso massimo dell’intelligenza artificiale.
Ogni giorno vengono pubblicati online migliaia di articoli, post, testi. Ma quanti di questi hanno davvero valore? Quanti sono scritti da persone che conoscono davvero l’argomento, e non solo “ottimizzati” per la SEO, per apparire nei risultati di ricerca?
Anche prima dell’AI ci si chiedeva quanto potessimo fidarci di quello che leggiamo online. Ma oggi questo interrogativo è diventato più pressante.
Google lo sa. Per questo, da anni, ha introdotto un principio per valutare la qualità dei contenuti che mostra nei suoi risultati: si chiama EEAT.
EEAT è una sigla che racchiude 4 aspetti molto importanti:
- Experience (esperienza)
- Expertise (competenza)
- Authoritativeness (autorevolezza)
- Trustworthiness (affidabilità)
In altre parole, Google vuole sapere se può fidarsi di quello che scriviamo.
E lo fa osservando come abbiamo costruito il nostro contenuto, che tono usiamo, cosa raccontiamo, chi siamo, e quanto siamo trasparenti.
Non sono solo tecniche SEO. È il modo in cui ci presentiamo. E vale per tutti: professionisti, aziende, negozi, blog, portali. Se un contenuto è ben scritto ma non trasmette esperienza, non chiarisce chi c’è dietro, non è utile, o sembra generico può anche finire online, ma difficilmente verrà premiato da Google.
Ecco perché, negli ultimi anni, nei risultati di ricerca compaiono spesso contenuti pubblicati su LinkedIn.
Google sa che lì scrivono professionisti. E si fida di più. Motivo in più per studiare una strategia SEO Linkedin
1. Experience — L’esperienza si vede, non si improvvisa
Il primo aspetto che Google guarda è se l’autore ha vissuto, provato, toccato con mano ciò di cui sta parlando.
Per esempio: parlare di un prodotto o di un servizio usando frasi come “è utile”, “è buono”, “funziona” non dice molto. Raccontare come lo hai usato, in che situazione, che effetto ti ha fatto, invece cambia tutto.
Un contenuto basato sull’esperienza:
- racconta ciò che succede davvero
- usa esempi precisi, legati alla realtà
- descrive situazioni riconoscibili da chi legge
- non sembra scritto “per riempire”
Chi legge sente che dietro c’è una persona, non una macchina. E Google, oggi, riesce a percepire questa differenza. Scrivere con esperienza non significa fare un romanzo, ma partire dal vissuto.
Anche dire “questa cosa l’ho provata” fa la differenza.
2. Expertise — Saper fare è diverso da saper spiegare
Essere competenti significa conoscere l’argomento, ma anche saperlo spiegare in modo comprensibile.
Chi ha esperienza ma non sa comunicarla bene, rischia di sembrare impreciso o confuso.
Un contenuto competente:
- evita giri di parole
- usa un linguaggio adatto al pubblico
- anticipa le domande di chi legge
- fornisce risposte
La competenza si vede nella capacità di accompagnare il lettore.
Se stai parlando di una crema, bisogna spiegare cosa contiene, a cosa serve ogni ingrediente, come usarla in modo corretto. Se stiamo vendendo un servizio, spieghiamo cosa succede dopo l’acquisto, quali sono i passaggi, cosa aspettarsi.
Google valuta anche la qualità del linguaggio.
Un contenuto troppo vago, che dice molto e non spiega nulla, non passa per competente, anche se le intenzioni erano buone.
3. Authoritativeness — Non devi essere famoso, devi essere riconoscibile
Autorevolezza non significa avere milioni di follower. Significa che, nel nostro settore, siamo una voce credibile e riconoscibile. Scriviamo da tempo, su temi precisi, con uno stile chiaro. E questo ci dà valore.
Google percepisce autorevolezza quando:
- ci occupiamo in modo continuativo dello stesso argomento
- altri siti ci citano (o ci linkano)
- i nostri contenuti vengono condivisi e commentati
- il nostro nome o il nostro brand iniziano a girare
Costruire autorevolezza richiede tempo, ma ogni contenuto pubblicato bene aggiunge un tassello.
Anche organizzare meglio le pagine del sito, aggiornare quelle vecchie, mostrare il proprio percorso professionale contribuisce.
Se il nostro sito parla di tutto e niente, cambia tono ogni volta, non cura i dettagli, difficilmente sembreremo una voce autorevole.
4. Trustworthiness — Se non mi fido, non leggo
Anche il contenuto più interessante perde forza se pubblicato su un sito che non ispira fiducia.
Un layout confuso, informazioni mancanti, link interrotti o troppe promesse generiche fanno alzare subito le antenne. E spesso portano l’utente ad andarsene.
Essere affidabili significa, prima di tutto, essere trasparenti. Chi arriva su un sito vuole sapere chi c’è dietro, come contattarlo, cosa può aspettarsi. Vuole trovare un testo chiaro, una struttura pulita, riferimenti verificabili. Se ci sono dati, è giusto indicare da dove provengono. Se c’è una call to action, va messa nel posto giusto.
Anche i dettagli fanno la loro parte. Un sito ben progettato, che si carica in fretta e si naviga senza sforzo, trasmette attenzione.
Così come la presenza di testimonianze reali, recensioni, una pagina contatti aggiornata.
Piccole cose che, insieme, fanno la differenza.
Google osserva anche questo. Non si limita a leggere il contenuto: valuta il contesto in cui è inserito.
E se qualcosa non torna, quella fiducia si rompe.
Come si costruisce autorevolezza (e perché va fatta con pazienza)
Essere autorevoli non significa essere perfetti. Significa scrivere in modo riconoscibile, con coerenza.
Pubblicare contenuti utili, che rispecchiano ciò che facciamo ogni giorno. Essere presenti, senza strafare. L’autorevolezza cresce nel tempo. Non basta un articolo ben fatto: serve continuità.
Serve parlare degli stessi temi con uno stile chiaro.
Mostrare chi scrive, da dove arriva, perché si occupa di quell’argomento. Anche solo con una breve bio. Anche citare fonti autorevoli, aggiornare i testi già pubblicati, curare la struttura delle pagine contribuisce a costruire fiducia. Ogni dettaglio dà un segnale.
E ogni segnale rafforza la percezione del sito, anche agli occhi di Google.
In tutto questo, strumenti come SEOZoom possono essere d’aiuto.
Come SEOZoom può aiutare ad applicare l’EEAT
SEOZoom nasce per migliorare la visibilità dei contenuti su Google, ma se utilizzato con metodo, può diventare un alleato anche nella costruzione di contenuti credibili, ben scritti e utili. Tutti elementi che contribuiscono a rafforzare i segnali che Google osserva per valutare l’esperienza, la competenza, l’autorevolezza e l’affidabilità di un sito.
Capire l’intento di ricerca, non solo le parole chiave
Per rispondere davvero alle esigenze delle persone, serve prima di tutto capire quali sono. SEOZoom non si limita a elencare volumi di ricerca o keyword correlate: permette di approfondire l’intento che c’è dietro una query.
Strumenti come il Keyword Infinity e il Question Explorer ci aiutano a intercettare:
- le domande più frequenti su un argomento
- i dubbi e le necessità che emergono nella ricerca
- gli aspetti spesso trascurati ma rilevanti per chi cerca
In questo modo possiamo costruire contenuti più efficaci, centrati su ciò che davvero serve, e mostrare la nostra competenza in modo chiaro e concreto.
Lavorare sulla coerenza tra contenuti e presenza online
SEOZoom offre anche strumenti per analizzare ciò che accade fuori dai motori di ricerca. Con Opportunità Social possiamo osservare i temi che stanno emergendo sui social e valutare come integrarli nel nostro sito.
È un modo utile per:
- aggiornare i contenuti in base a ciò che interessa davvero al pubblico
- creare connessioni tra il sito e i contenuti pubblicati altrove
- rendere più riconoscibile e coerente il nostro posizionamento
Questo contribuisce a rafforzare l’autorevolezza del nostro progetto, soprattutto se trattiamo con continuità gli stessi temi.
Curare gli aspetti tecnici che influiscono sull’affidabilità
Anche la struttura e le prestazioni del sito incidono sulla percezione di affidabilità. Un contenuto ben scritto, pubblicato su una pagina lenta o con errori, rischia di non ottenere la fiducia né di Google né delle persone.
Con le funzionalità di Audit e performance, SEOZoom ci aiuta a tenere sotto controllo:
- link rotti o non funzionanti
- problemi di leggibilità
- tempi di caricamento lenti
- errori strutturali o duplicazioni
Tutti aspetti che Google considera nel valutare l’affidabilità complessiva del sito.
EEAT serve anche per la SEO?
Quando pubblichiamo una pagina, non basta infilarci qualche parola chiave: serve dimostrare che chi scrive sa di cosa parla, ha esperienza sull’argomento, ed è riconoscibile come fonte affidabile. Se mancano questi elementi, il contenuto rischia di non posizionarsi bene, anche se tecnicamente è ottimizzato. Google punta sempre di più su segnali che indicano qualità, come la firma dell’autore, la presenza di riferimenti precisi, una struttura ben fatta e contenuti che rispondono davvero alle domande delle persone. Quindi sì, l’EEAT incide eccome sulla SEO, perché guida il motore di ricerca nella scelta di cosa mostrare quando un utente fa una ricerca.
Domande frequenti su EEAT e SEO
Cos’è l’EEAT?
È un criterio che Google usa per valutare la qualità di un contenuto. Tiene conto di esperienza, competenza, autorevolezza e affidabilità.
EEAT influisce sulla SEO?
Sì. Aiuta Google a capire se può fidarsi di quello che pubblichi. Se mancano questi elementi, è difficile ottenere un buon posizionamento.
Devo essere un esperto riconosciuto?
Non serve essere famosi. Basta dimostrare che conosci l’argomento e lo racconti in modo chiaro.
Come faccio a mostrare esperienza?
Parla di situazioni reali. Racconta cosa hai vissuto, cosa hai provato, cosa consigli. Anche un esempio semplice fa la differenza.
Cosa intende Google per contenuto affidabile?
Un testo ordinato, firmato, leggibile, con fonti se servono e informazioni su chi l’ha scritto.
Seozoom può aiutarmi?
Sì. Ti dà strumenti pratici per scrivere meglio, capire cosa cercano le persone e sistemare gli aspetti tecnici delle tue pagine.